“Ritenuto che i motivi addotti dal richiedente sono giustificati sia dal maggior costo della conduttura per migliorato involucro di essa per diminuire il più possibile la dispersione di calore che le varianti al progetto di ricostruzione degli edifici balneari rese necessarie dalle esigenze moderne e della destinazione”
“Considerato che le spese di esercizio delle costruende terme, unite agli interessi ad alle quote di ammortamento, di manutenzione, non potrebbero essere coperte dai proventi qualora la durata del prestito non fosse assai lunga”
Sono queste alcune delle motivazioni che portarono gli Amministratori di Valdidentro a concedere la proroga del diritto d’uso della Sorgente Cinglaccia da cinquanta a novantanove anni, nel lontano 1913. Appaiono immediatamente evidenti due aspetti; il primo è che a distanza di oltre un secolo, alcune questioni restano sorprendentemente attuali; il secondo è che i nostri bisnonni, pur non avendo forse molte nozioni di diritto amministrativo, sapevano fare una disamina dei problemi con il senso pratico e la concretezza tipica della gente di montagna.
E’ una lunga storia quella del diritto d’uso della Cinglaccia, che parte sostanzialmente nel 1895. In quell’anno infatti i Comuni di Valdidentro, Valdisotto, Valfurva e Bormio (i cosiddetti Comuni Sociali) acquisirono dalla Società Bernina questo diritto d’uso che non venne però sfruttato fino al 1913, quando l’ingegner Cola chiese di poter utilizzare l’acqua in cambio della costruzione di uno stabilimento termale a Bormio.
Inizialmente la convenzione aveva una durata cinquantennale, ma in realtà successivamente visti gli oneri derivanti dalla realizzazione dello stabilimento, si decise di ampliare questa convenzione trasformandola in novantanovennale.
Nel 1920 l’ingegner Cola cedette la concessione alla società anonima Terme Bormiesi, mentre l’anno 1963 vide invece l’ingresso del Comune di Bormio nel capitale sociale; l’ente acquisì la maggioranza della società e diede inizio ad una serie di interventi rilevanti tra cui anche l’abbattimento e la ricostruzione dello stabilimento termale.
Tra il 2002 e il 2006 si registrano gli ultimi interventi di ammodernamento che hanno restituito la struttura così come la si vede oggi. Proprio in questa occasione è entrata a far parte del capitale sociale anche la Comunità Montana Alta Valtellina, la cui partecipazione va ad aggiungersi a quella dei comuni di Bormio, Valdidentro, Valdisotto e Valfurva e determinando una quota di partecipazione pubblica superiore al 92% del capitale sociale.
La concessione scade nel 2012 e la Corte dei Conti nel 2017 esprime un parere in cui rileva che la società sta di fatto operando senza la concessione e ne paventa addirittura la chiusura. E questo è il maggiore beneficio, unito al blocco di qualsiasi tipo di investimento, ottenuto da chi ci ha preceduto!
Con l’approvazione della Delibera di Consiglio di lunedì, che ridetermina il diritto d’uso per i prossimi 50 anni, i Comuni hanno di fatto scongiurato la paventata chiusura dello stabilimento termale. Il termine temporale posto è stato considerato congruo per gli investimenti, tenendo conto che la natura dei servizi non è improntata solo alla remuneratività ma anche alla qualità degli stessi. Un limite temporale ridotto si sarebbe tramutato in tagli che avrebbero comportato un’offerta non in linea alle richieste del mercato turistico e dei residenti. Era un concetto chiaro nel 1913, dovrebbe esserlo anche oggi!
Nei Consigli Comunali dei quattro Comuni che si sono riuniti questa settimana, l’unico gruppo consiliare che ha votato contro è proprio la minoranza di Valdidentro, che ha dimostrato l’assoluta incomprensione della vicenda. Rispettiamo, come è giusto che sia, il loro voto contrario rileviamo però l’incoerenza di fondo di una minoranza che, pur vendendo da anni l’idea del Comune unico quale panacea per tutti i mali dell’Alta Valtellina, coglie la prima occasione per distinguersi sotto la bandiera populista del campanilismo e per opporsi ad una scelta comprensoriale.
Bormio Terme è una società partecipata direttamente ed indirettamente dal Comune di Valdidentro; molti dei suoi 60 dipendenti sono residenti nel nostro Comune e le ricadute sia sul settore turistico che su quello sociale sono a beneficio dell’intera valle. Su questi elementi abbiamo formulato la nostra scelta e la rivendichiamo, tutto il resto è inutile polemica.
Massimiliano, Claudia, Matteo, Ivano, Elisabetta, Reman, Moreno, Enrico, Giacomo